MANIFESTO
Continuo a parlare senza parlare la mia lingua. Parlo ogni giorno con persone diverse e a volte sempre uguali, eppure il discorso mi appare come sigillato in uno sterile forziere, schiavo di alienanti schemi troppo rigidi per essere semplicemente definiti come pragmatici. Conversazioni che non spingono in avanti quella famosa ruota inventata dall'uomo o dalla donna, che mi lasciano impressa nella mente l'immagine del mio cadavere animale, negli stessi luoghi e nelle stesse posizioni in cui si colloca giornalmente. Che poi non credo neppure al tanto millantato progresso, all'idea che ci sia un'unica direzione che siamo chiamati o piuttosto obbligati a seguire. Voglio dire che mi pare di ritrovare più similitudini che differenze guardando alla storia umana. Ora, cioè da oltre un secolo, si è messa di mezzo la tecnologia e il discorso progressista sembra essersi ritagliato solo intorno al ferro e alle macchine sparate nello spazio. Come può confortarci sapere che una tesla sta girando in orbita intorno al nostro pianeta? Forse che Musk come un moderno oracolo ha creato quel nuovo semidio a cui pensiamo alzando gli occhi verso il cielo? Con la differenza che gli oracoli del passato non erano i maggiori responsabili della distruzione delle condizioni climatiche e dell'ambiente in cui viviamo, rendendoci la vita infernale.
Per chi sto scrivendo? Per chi da fuori mi sta guardando mentre depongo queste parole? Per chi mi giudicherà a seconda che le parole rispondano più o meno ai suoi gusti? Per chi mi ucciderà se anche solamente una parola non verrà apprezzata?
Perché scrivo?
Di chi scrivo?
A chi faccio del bene? Dovrei fare del bene?
Si tratta di raccontare e scegliere chi raccontare, solo questo. Il bene è una nozione senza significato se non sta in un rapporto tra due persone. La nostra relazione non è apprezzabile e non deve esserlo. Questo è un racconto fatto bene. Un racconto di cui il diretto interessato non sa niente, ma i posteri sapranno chi era quella persona e la sua storia forse risalirà le correnti del tempo per fecondare quella che chiamiamo la storia umana.